Op.Sibilla- Le “Parole Semplici”- Riflessione sulle dichiarazioni del procuratore Cantone

Preambolo

All’alba del 11 Novembre 2021, una decina di compagni e compagne anarchic* sparsi in giro per l’intero stivale, hanno subito perquisizioni e custodie cautelari, tale operazione guidata dal PM Comodi con l’ausilio dei Carabinieri-ROS, prende il nome di Operazione Sibilla.

Le accuse principali che emergono sono: istigazione alla violenza e la costituzione di un’associazione con finalità terroristiche di matrice anarco-insurrezionalista.

Qualche giorno fa, il Procuratore di Perugia Raffaele Cantone, ha rilasciato alcune dichiarazioni sull’operazione, che intendiamo analizzare con la finalità di comprendere, per smascherare la facciata democratico-legalista, che altro non è che la forma più pura del potere dello Stato, ovvero la repressione.

Le “Parole Semplici”-

“Non stiamo parlando di semplici parole, nessuno vuole censurare il diritto di libertà di esprimersi di chiunque, quando però questo diritto di libertà diventa uno strumento verso il quale, soprattutto il mondo giovane viene coinvolto in attività illecite, ovviamente siamo fuori dal diritto di libertà di parola..”

Con queste parole il procuratore Cantone delinea la motivazione che ha portato il conseguimento dell’Op.Sibilla per la prima accusa sopra citata.

Le parole sono lo strumento che utilizzano gli anarchici e le anarchiche per istigare alla violenza, parole trascritte su siti, blog, riviste, aperiodici, e tali parole portano giovani menti, molto spesso plasmabili seguendo la retorica borghesotta del procuratore, a commettere atti illeciti verso proprietà dello Stato o private che siano, verso istituti finanziari o grosse multinazionali, verso uomini o donne che dirigono tale sistema.

Tali parole, si deve ben notare non sono come le “Parole Semplici” di cui parla il procuratore Cantone, quest’ultime sono protette e cullate dai vari organi giudiziari e dai loro millantati codici, poichè rientrano nella libertà d’espressione e di parola.

Pertanto è giusto e saggio reprimere chi strafoga di tale diritto, chi non si sazia gustando la libertà che lo Stato ci serve sul tavolo. Quest’ultima pecora nera che non si ambienta alla condizione comune dei suoi simili, è un nemico e va sì eliminato dal gregge, affinchè questo continui a pascolare nella direzione che lo Stato gli delinea, il recinto delle libertà costituzionali.

Verrebbe dunque da domandarsi, 

Quali sono queste “parole semplici” di cui parla il procuratore?

Saranno forse trascritte in qualche codice civile o penale?

Saranno espresse all’interno della Costituzione?

O saranno semplicemente le parole che in un determinato periodo storico, culturale ed economico servono per utilità allo stesso sistema, che si nutre di tali “parole” e dei suoi portatori.

Le parole che non dobbiamo utilizzare dunque, sono quelle che fanno vacillare le fondamenta del potere economico o politico che sia, poichè esse se utilizzate potrebbero “istigare” altri nostri simili, che vivono in una condizione di precarietà, sfruttamento, disagio o schiavitù come noi a ribellarsi, e per il sistema la ribellione ideologica ai suoi preconcetti è la violenza stessa.

Non è istigazione alla violenza tutto ciò che viviamo quotidianamente.

Non è istigazione alla violenza, gli innumerevoli programmi televisi che setacciano cortei, quartieri, posti di lavoro, alla ricerca di “fanatici” NO-VAX o No-Green Pass, come una peste da debellare, incitando odio verso persone che in un caso temono il vaccino, in un altro temono lo Stato. 

Non è istigazione alla violenza, le innumerevoli armi che l’Italia con la ex-Finmeccanica ora Leonardo produce,vendendo a paesi che disseminano povertà e miseria in giro per il mondo, creando disperazione e immigrazione di massa, che i nostri poltici tanto disprezzano o utilizzano a loro piacimento, tutto sui corpi delle migliaia di vittime innocenti delle loro guerre.

Non è istigazione alla violenza, le torture nelle carceri italiane, le macellerie che accadono ogni giorno all’interno degli istituti penitenziari, dove non esiste “PAROLA SEMPLICE” che possa aiutare tali persone, poichè condannate ad eliminare ogni loro minimo di umanità.

Non è istigazione alla violenza il precariato e la disoccupazione, creata da politiche statali decennali neo-liberiste, che seminano nei giovani (“le menti plasmabili”) unicamente la certezza di non avere certezze, ed il disagio di dover esser sempre le marionette del loro prossimo datore di lavoro.

Non è istigazione alla violenza gli accordi sotto banco tra le figure statali e i vari mafiosi/ camorristi/ ‘ndranghetisti, che garantiscono il giusto equilibrio tra due poteri all’interno di un territorio, seminando ignoranza, disoccupazione, morti innocenti, e fedeli servi del capitale.

In tutte le sopracitate azioni, il protagonista non è un gruppo anarchico, non sono le parole all’interno di un giornale o di un sito web, ma sono azioni in cui il protagonista è sempre uno solo: lo Stato con la mano dei suoi fedeli servi.

Se ribellarsi, anche solo ideologicamente, a questo sistema per lo Stato è istigazione alla violenza, le azioni che compie quotidianamente stesso lo Stato, sono la violenza stessa.

Saremo dunque, sempre fieri ribelli del potere, dei tribunali, delle caserme, delle prigioni, delle guerre e del capitale.

Anarchici e anarchiche volenterosi di voler cambiare ciò che li circonda, indipendetemente dal paese in cui si trovano, dalla lingua che parlano, dalle differenze culturali che sussistono, poichè accomunati dall’intensa voglia di libertà.

Solidarietà a tutt* i/le compagn* che in questo momento

lottano contro le ingiustizie, per la giustizia reale non quella dei tribunali.

Viva l’Anarchia (A)

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