Di seguito il link per il pdf completo del libro di Alfredo M. Bonanno: Libro Completo
Citiamo un piccolo passaggio contenuto all’interno del libro:
Gli anarchici contro la mafia
Di seguito il link per il pdf completo del libro di Alfredo M. Bonanno: Libro Completo
Citiamo un piccolo passaggio contenuto all’interno del libro:
Gli anarchici contro la mafia
Il 15 novembre, la Corte regionale di Minsk ha ascoltato il processo penale contro gli anarchici Dzmitry Dubouski, Ihar Alinevich, Syarhei Ramanau e Dzmitry Rezanovich.
Il giudice Vyachaslau Tuleyka ha deciso di tenere il processo a porte chiuse. Sono stati ammessi solo parenti vicini e rappresentanti dei media russi sul posto. Al resto della gente non è stato permesso entrare, “poichè non c’erano posti”, si presume.
I convenuti sono stati detenuti il 28 ottobre vicino al confine con l’Ucraina. Il Ministero degli Affari Interni ha riferito di aver sequestrato due armi da fuoco con munizioni, una granata a mano, una pistola traumatica con munizioni, armi bianche e lattine di gas di pepe, uniformi e zaini di stile militare, tende, pala, ascia, lanterne, laptop e tablet, Tracker GPS, registratori video, telecamere, azionamenti per penne, operatore mobile ucraino della SIM, attrezzature di comunicazione radio con auricolari nascosti, abbigliamento e attrezzature speciali, carte bancarie, denaro in diverse monete. Il Comitato per la sicurezza statale ritiene che il Gruppo Alinevich sia responsabile del fuoco criminale della provincia di Stato della Provincia di Mazyr e delle auto ministeriali pubbliche a Salihorsk.
Tutti e quattro sono accusati di “atto del terrorismo” (parte 2 dell’articolo 289 del codice penale) e “traffico illegale di armi” (parte 2 e parte 4 dell’articolo 295 del codice penale). Allo stesso tempo, Alinevich e Dubouski sono anche accusati di “movimento illegale oltre frontiera di sostanze proibite” (parte 1 dell’articolo 333). (Parte 1 dell’articolo 333-1 del codice penale).
Traduzione: Campania Libertaria
Fonte: A.N.A
La bandiera nera è il simbolo dell’Anarchia. Essa provoca reazioni che vanno dall’orrore alla delizia tra quelli che la riconoscono. Cercate di capire cosa significa e preparatevi a vederla sempre più spesso in pubblico. Gli Anarchici sono contro tutti i governi perché credono che la libera ed informata volontà dell’individuo sia la vera forza dei gruppi e della stessa società.
Gli Anarchici credono nell’iniziativa e nella responsabilità individuali e nella completa cooperazione dei gruppi composti di liberi individui. I governi sono l’opposto di questi ideali, dato che si fondano sulla forza bruta e la frode deliberata per imporre il controllo dei pochi sui molti. Che questo processo crudele e fraudolento sia giustificato da concetti come il diritto divino, elezioni democratiche, o un governo rivoluzionario del popolo conta poco per gli Anarchici. Noi rigettiamo l’intero concetto stesso di governo e ci affidiamo in modo radicale alla capacità di risoluzione dei problemi propria di ogni uomo libero.
Perché la bandiera nera? Il nero è il colore della negazione. La bandiera nera è la negazione di tutte le bandiere. È la negazione dell’idea di nazione che mette la razza umana contro se stessa e nega l’unità di tutta l’umanità. Il colore nero è il colore del sentimento di rabbia e indignazione nei confronti di tutti i crimini compiuti nel nome dell’appartenenza allo stato. È la rabbia e l’indignazione contro l’insulto all’intelligenza umana insito nelle pretese, ipocrisie e bassi sotterfugi dei governi.
Domenica sera passeggiavamo verso Saint-Mandé [città abitata in prevalenza da ricchi, limitrofa di Parigi; NdT] e ci siamo imbattute in una macchina della polizia municipale di Kremil-Bicêtre [un’altra città della prima cintura di Parigi; NdT]. Parcheggiata lì, in una strada secondaria (rue de l’amiral Courbet), tranquilla. Mancava soltanto il tappeto rosso. In un batter d’occhio, siamo andati a cercare della diavolina e poco dopo la sbirromobile cominciava già a bruciare!
I motivi per prendersela con un corpo di polizia sono numerosi. Sono talmente evidenti che si potrebbe pensare che queste linee siano inutili. Non passa una settimana senza che le guardie si facciano prendere a sassate, in qualche quartiere povero. D’altronde, tutti odiano la polizia!
Qui il pdf completo.
Renzo Novatore – Nichilismo (Anno I, n.4, 21 maggio 1920)
I
Sono individualista perché anarchico, e sono anarchico perché sono nichilista. Ma anche il nichilismo lo intendo a modo mio…
Non mi occupo di sapere se esso sia nordico od orientale, né se abbia o non abbia una tradizione storica, politica, pratica o teorica, filosofica, spirituale od intellettuale. Mi dico nichilista solo perché so che nichilismo vuol dire negazione! Negazione di ogni società, di ogni culto, di ogni regola e di ogni religione. Ma non agogno al Nirvana come non anelo al pessimismo disperato ed impotente dello Schopenhauer, che è qualche cosa di peggio della stessa rinnegazione violenta della vita. Il mio, è un pessimismo entusiasta e dionisiaco come le fiamme che incendiano la mia esuberanza vitale, che irride a qualsiasi prigione teoretica, scientifica e morale.
E se mi dico anarchico individualista, iconoclasta e nichilista, è appunto perché credo che in questi aggettivi siavi l’espressione massima e completa della mia volitiva e scapigliata individualità, che, come un fiume straripante, vuole espandersi impetuosamente travolgendo argini e siepi, fintanto che, urtando in un granitico masso, s’infranga e si disperda a sua volta. Io non rinnego la vita. La sublimo e la canto.
Chi rinnega la vita perché crede che questa non sia che Male e Dolore e non trova in se stesso l’eroico coraggio dell’autosoppressione è — per me — un grottesco posatore, un impotente; come è un essere compassionevolmente inferiore colui che crede che l’albero santo della felicità sia una pianta contorta sulla quale tutte le scimmie possono arrampicarsi in un più o meno prossimo avvenire, e che allora la tenebra del male sarà fugata dai razzi fosforescenti del vero Bene…
“Nelle ultime settimane, i trafficanti di carne umana a capo degli stati europei hanno lanciato l’allarme sullo sfondo di questioni geopolitiche ed energetiche ben più grandi: alle porte orientali dell’europa si stanno ammassando migliaia di persone indesiderate che cercano di fuggire dalla miseria, dalla guerra e dall’oppressione. Vengono dall’Iraq, dalla Siria, Afghanistan, Yemen e Kurdistan, ed ora sono intrappolate nelle gelide foreste bielorusse contro 15.000 soldati polacchi e le loro mura di filo spinato srotolate in fretta e furia. Solo il 16 novembre, i cani da guardia ai confini dell’Europa, affermano di aver respinto quasi 160 tentativi di “attraversamento illegale del confine”, due dei quali erano composti da un numeroso gruppo di persone, con la forza. Nove tra poliziotti e personale militare sono rimasti a terra, feriti durante gli scontri. Questa situazione, che ricorda, su scala minore, il 2015, quando la rotta balcanica aveva già finito per essere bloccata poco a poco con mura (Bulgaria, Ungheria, Slovenia, Austria), campi di filo spinato e picchiatori in uniforme, ha riportato alla ribalta un’espressione banale a priori: la Fortezza Europa.”
Fonte: Avis de Tempetes
Fonte: InfernoUrbano
Avis de Tempêtes Numero 47 PDF
“Nel mostrare tutta la nostra solidarietà alle comapagne e ai compagni indagati durante l’infame Op.Sibilla, pubblichiamo il testo apparso all’interno del blog Malacoda”
All’alba dell’ 11 novembre sono state effettuate numerose perquisizioni in varie città italiane e notificate a 6 compagni delle ordinanze di misure cautelari: in carcere per Alfredo, ai domiciliari per Michele, obbligo di dimora e tre firme a settimana per altri quattro compagni.
I compagni sono indiziati del reato di art. 270 bis (associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico) per l’ideazione, la redazione, la stampa e la diffusione anche con strumenti informatici e telematici, del giornale anarchico “Vetriolo” e per la realizzazione di scritte murarie di contenuto ritenuto oltraggioso ed istigatorio e di un episodio di danneggiamento. Inoltre accusati di art. 414 (istigazione a delinquere), per la redazione e divulgazione di comunicati dal contenuto istigatorio alla commissione di delitti contro la personalità dello Stato, con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.
Oltre a questo vengono oscurati due siti internet di controinformazione, roundrobin.info e malacodanoblogs.org, perché ritenuti un’aggravante sul reato specifico di istigazione (attraverso strumento digitale).
L’indagine parte dall’anno 2017 a Milano, dagli inizi dell’esperienza editoriale del giornale, passata poi alla procura di Perugia fino ad oggi, e prende in rassegna il contenuto degli articoli di propaganda anarchica che vengono dichiarati pericolosi per la loro efficacia comunicativa e per la diffusione dell’idea radicale.
Non è un attacco alla libertà di stampa e di pensiero. Lo Stato fa il suo mestiere di controllo e gestione del nemico interno per mantenere la sua autorità, e le pubblicazioni che affermano risolutamente un certo tipo di contenuti che minano i suoi interessi vengono chiaramente attaccati, come sempre è stato nella storia. Nell’attuale regime democratico e tecnocratico caratterizzato da una svolta autoritaria, il “concesso” rimane confinato entro i limiti del mantenimento dei profitti economici e capitalistici della produzione e del consumo. Come è evidente nelle piazze dell’attuale dissenso alle imposizioni politico-sanitarie il confine del lecito viene definito dalle istituzioni e il confine della libertà di protesta viene sempre più ristretto.
Chi si assume a viso aperto di pubblicare un giornale come “Vetriolo”, dando sostegno e voce ai prigionieri e alle prigioniere anarchici/e e rivoluzionari/e è consapevole del fatto che la repressione muoverà i suoi passi, con inchieste condite da toni sensazionalistici. Ma non per questo lamenteremo mancanze di libertà democratiche di espressione e di stampa, che nei fatti non ci sono mai state ed oggi ancora meno.
Gli inquirenti sostengono che a determinare il reato 414 sia l’efficacia del messaggio. Quindi oltre il contenuto stesso, quanto questo possa essere recepito, e quindi maggiormente nei periodi di tensione sociale, ovvero quando un certo tipo di contenuti vengono maggiormente condivisi.
NON UN PASSO INDIETRO
Le maschere dell’ipocrisia stanno iniziando a cadere, rivelando le vere ragioni del rifiuto alla mia richiesta di permesso.
Secondo i membri del consiglio penitenziario, che hanno respinto la mia richiesta per la terza volta, il motivo è stato proprio il testo che ho pubblicato lo scorso giugno, quando la mia ennesima richiesta di permesso era stata respinta per la seconda volta.
Ecco l’intera motivazione della decisione del consiglio: “Come risulta dalle recenti dichiarazioni pubbliche e dalle opinioni espresse via internet, attraverso le quali esorta un numero indefinito di persone a commettere reati, e che sono prese in considerazione come elementi della sua condotta e della sua personalità in generale, appare con certezza che vi sia il rischio che possa commettere nuovi atti criminali (durante il suo periodo di permesso) occasionati da queste dichiarazioni. Non è quindi ragionevole credere che il richiedente farà buon uso del suo permesso.
A parte la palese menzogna che nel mio testo dell’8/6/21 ci sia un’incitazione a commettere atti criminali – se così fosse, potrei essere perseguito penalmente – il chiaro messaggio politico del consiglio penitenziario è il seguente: “Non esprimete pubblicamente le vostre opinioni politiche, non criticate il sistema, rinunciate alla vostra identità politica e allora forse potrete ottenere un permesso”. Un chiaro tentativo di imporre la censura politica in cambio di un favore da parte di una cosiddetta “democrazia” che dovrebbe permettere la libertà di espressione.
Nel testo dell’8/6/2021 ho indicato le vere ragioni del rifiuto alla mia richiesta di permesso. E queste sono la natura stessa delle azioni per le quali sono sono rinchiuso in prigione da quasi 9 anni. Le mie azioni con Lotta Rivoluzionaria, il fatto io mi sia assunto la responsabilità politica della partecipazione a Lotta Rivoluzionaria, la mia difesa all’azione e all’organizzazione, il fatto che io sia rimasto politicamente coerente in tutti questi anni, il fatto che io e la mia compagna, Pola Roupa, non ci siamo mai pentiti e non ci siamo mai tirati indietro. Questo perché continuiamo a credere nelle stesse cose, nel diritto alla nostra lotta, nel diritto alla lotta rivoluzionaria.
Dal momento che i funzionari del carcere non possono, e non hanno il coraggio di affrontarmi con argomenti politici, di decostruirmi politicamente e di conseguenza di riconoscermi come un avversario politico, come lo sono io, contro il regime che rappresentano, inventano pretesti per respingere la mia richiesta. Pretesti come i provvedimenti disciplinari che ho dovuto subire e l’invocazione alla possibilità che io commetta nuovi crimini come già successe la prima volta, e come sta succedendo ora. Solo che adesso l’invocazione di nuovi crimini si basa su opinioni politiche libere che ho espresso pubblicamente nel mio testo politico.
Ci sono molte cose che li infastidiscono nel testo dell’8/6/2021. È la mia critica alla “giustizia indipendente” dello Stato per il modo in cui mi ha trattato, che è un modo informale di esclusione. E’ l’esclusione, per me e per la mia compagna Pola, dalle cure parentali per nostro figlio invocando criteri politici. E’ la nostra condanna come membri di Lotta Rivoluzionaria, e l’incarcerazione di Pola nel Dipartimento Psichiatrico dell’Ospedale dei Bambini, una pratica dei regimi fascisti. E’ la nostra recente condanna all’ergastolo per l’attacco di Lotta Rivoluzionaria contro la BCE-BoG e il FMI, senza essere accusati di omicidio, applicata per la prima e ultima volta da una legge del 1969 imposta dalla giunta per affrontare l’allora guerriglia cittadina. Permettetemi di sottolineare che, nel corso del tempo, questo è stato l’atteggiamento preso dell’attuale governo, nei confronti degli oppositori politici del regime, rendendo il loro trattamento più duro di quello di altre categorie di prigionieri.